Spesso quando si vede una persona disabile si vede solo la sua disabilità,cosa ne pensi?

mercoledì 27 gennaio 2010

perchè?


Ciao a tutti eccoci ancora con racconto del nostro narratore.
Perchè non è solo una comune parola per il nostro narratore ,ma una domanda che anima da sempre la sua curiosità.Di solito sono i bambini che chiedono spesso "perchè?" ,ma quando a chiederlo è un bambino disabile la questione è un pò diversa,lui si ricorda il suo primo perchè,perchè non poteva camminare?,a quel perchè ancora adesso non c'è risposta se non quella genetica,ma quello rivolto al suo destino resta ancora un mistero.
Seguendo i suoi perchè si è alimentata sempre più la sua curiosità.Spesso le persone disabili non sono abbastanza curiose ,sono insoddisfatte,irritate,demoralizzate e subiscono la situazione di svantaggio oppure risolvono solo un certo numero di problemi pratici essenziali,rinunciano a pensare in grande.Nella maggioranza dei casi si associa disabilità con limite,invece si dovrebbe pensare a potenzialità inespressa,il "perchè " si trasforma in "perchè no?".
Secondo me non bisogna farsi sovrastare da una condizione,si deve sempre trovare la giusta motivazione per risolvere un problema per migliorare la propria vita,per vivere.Il destino non si sa cosa ci riserva ,non possiamo fare altro che affrotntarlo sempre a testa alta.

mercoledì 13 gennaio 2010

Garibaldi,eroe dei due "mondi"


Ciao a tutti i post che seguiranno sono alcuni ariticoli scritti dal nostro narratore,in diversi anni.
Al tempo di Giuseppe Garibaldi non veniva ancora usata la parola "disabile" e nemmeno "barriere architettoniche",gli architetti non l'avevano ancora inventata,ma aveva l'orgoglio di combattente ,si piegava agli eventi ma non si spezzava.Ha dovuto combattere per vincere la battaglia più grande,quella contro l'immobilità.
Il suo letto era rivolto verso una finestra,un segno di amore per la vita,di gioia.Il nostro narratore non avrebbe mai immaginato Garibaldi come eroe del suo mondo,un pezzo di storia che è stata nascosta,perchè invalidità voleva dire, debolezza,pudore,rinuncia,tormento.
Pare che il nostro eroe escogitasse diversi strtagemmi di libertà,come ad esempio uno scivolo per entrare in casa,una rampa,e una poltrona modellata sui suoi lombi.Chissà come viveva la più amara delle sconfitte,la perdità della forza e la necessità del bastone e della ruota?
Secondo me non possiamo limitarci ad assistere, bisogna reagire perchè nella vita a tutti può capitare un "imprevisto" che la cambia radicalmente.La vera vittoria sta nel combattere,nel non lasciarsi trasportare dagli eventi,nel reagire.Lisa

domenica 3 gennaio 2010

ELOGIO DELLA NORMALITA'


Ciao a tutti e buon anno!!Ecco ancora una volta un post che spero vi piaccia!!
Questa volta il nostro narratore parla di normalità,anzi dell'apparente normalità.
Cè un momento nella vita di ognuno in cui il paradosso dell'esistenza è evidente,magari ci si accorge di un segno che cè sempre stato lì e che si è sempre fatto finta di non vedere,per non renderlo reale.Viviamo coperti di segni,con essi ci rapportiamo all'ambiente,il nostro narratore pensa di essere riconoscibile per la barba e la pancia,invece la gente nota subito la carrozzina,e in un momento viene etichettato come portatore di handicap perchè la carrozzina è simbolo un molto forte.Ovunque si vede il simbolo della disabilità,quell'omino nero formato da un cerchio come testa e un'enorme ruota,con la sua presenza riesce ad avere il diritto di esistere,di avere spazi privilegiati,con delle ruote tutte sue che lo aiutano,ma che per la collettività sono una costrizione,una sfortuna.
Il nostro narratore spiega che lui è ciò che appare,quello che si vede,una persona in carrozzina,è la sua carrozzina,è da li che parte il vero elogio della normalità,quella cosa che tutti pensano di avere,di rappresentare,ma che in realtà non c'è.Se finalmente venisse valutato "normale",non sarebbe segnato,normalità non è identità.Non è omologazione ma il contrario,riconnoscere che tutti siamo a modo nostro,senza definire o etichettare.
La normalità la sente quando usa la carta di credito,quando il commesso lo vede pagare e capisce che ha un conto in banca,un lavoro,una vita comune proprio come lui,questa visione di normalità è un pò classista perchè gira intorno ai soldi,ma in una guerra per avere la vittoria tutto è lecito.Il paradosso è che un disabile per poter vivere normalmente deve essre etichettato come diverso.Per il suo cane lui è solo il suo padrone,la carrozzina è logica e se vede qualcuno camminare velocemente gli abbaia, e poi dicono che gli animali non capiscono....
Il mio parere sulla normalità è che non c'è,tutti siamo diversi, questo è normale,io non sono uguale a nessun altro,come chiunque,se si riconoscesse questo si potrebbe avere la "normalità".Lisa

lunedì 28 dicembre 2009

La pancia


Ciao a tutti, spero abbiate passato un buon natale, e auguri per capodanno!!!
tornando al nostro libro,questa volta il nostro narratore preferitoci racconta della sua pancia.
Inizia dicendo che non si ricorda magro,il rapporto con il suo peso è sempre stato conflittuale.Senza dubbio il suo handicap più grave è la pancia,inutile,grottesca,invadente,impedendoli i movimenti e sconvolgendo il suo baricentro.
Nemmeno le foto lo aiutano,dapiccolo in effetti non era grasso,ma solo fragile.
Gli raccontarono che già da bambino un medico innorridì all avista della sua pancia e intimò ai genitori di farlo dimagrire,ancora quando era nell'età dove tutti siamo "uguali",qaundo ancora non aveva sensi di colpa,non aveva la percezione della diversità.Il nostro narratore racconta che dentro di sè ha sempre l'impressione di essere molto alto,raggiungere e superare il metro e ottanta.
Se è vero che è molto alto,le regole dell'accrescimento comportano conseguenze,stare seduti a lungo comporta una predisposizione all'immagazinamento di riserve nelle zone meno esposte.
Non serve dirlo ma,è alto e magro,un gran bell'uomo.
E' strano pensare come per esempio per tanti la pancia sia un gran problema,così lontana dalla testa,dal centro dei pensieri eppure riesce ad essere spesso presente,negativamente.Questo racconto ci dimostra che una persona disabile non è solo la sua disabilità,è una persona fatta così,diversa da me, da te ,da chiunque,come tutti del resto,è semplicemente così come è.
il nostro narratore dimostra di essere talmente a suo agio con se stesso,a differenza di molti "normali"che ritiene la sua pancia l'handicap.Lisa

sabato 19 dicembre 2009

Nadia


Ciao a tutti il post di oggi parla del grande amore della vita del signor Bomprezzi,sua moglie e ompagna di vita Nadia.Tutto inizia in una mattina d'inverno nella quale il nostro narratore va ad una conferenza stampa,è l'anno dell'handicappato,ma come lui stesso sottolinea è in veste di giornalista,è il 1981 e i termini per descrivere la disabilità sono:persona con bisogni speciali,persona disabile e cos' via altri termini,è una cosa positiva perchè per la prima volta si parla di handicap,ossia gli ostacoli che ci stanno attorno,come ad esempio le barriere.Il nostro narratore inizia a parlare premettendo che è li come giornalista "normale" e non come "handicappato",quando ad un certo punto si accorge di due occhi fissi che lo guardano con un'attenzione particolare,è Nadia una bella ragazza magra e muscolosa,in carrozzina,si trova lì per l'Aspea,associzione sportiva paraplegici padovani.La conferenza finsce presto e il presidente di consiglio di quartiere gli presenta Nadia.Parlano un pò,Nadia lo invita ad un allenamento di basket in carrozzina per conoscere un pò lo sport,ma Franco avverte un segnale strano,e ha ragione non si lasceranno più.
Credo che questo racconto insegni molto a riguardo del fatto che le persone disabili proprio come chiunque altro hanno una vita sentimentale,fa parte della vita di ogni persona e che quando incontriamo una persona disabile,in genere si tende a vedere solo la sua disabilità e non quello che c'è oltre,un disabile è anche un lavoratore,un famigliare o uno sportivo,non solo una disabilità.Tutti meritiamo la felicità,e viverla con la persona della nostra vita.Lisa

sabato 12 dicembre 2009

Il dolore


Ciao a tutti in questo nuovo post il nostro narratore ricorda un'emozione non facile e piacevole,il dolore.
La prima volta che senti dolore è inaspettato,ti toglie il fiato, non si sa come reagire,sopattutto perchè i genitori ti insegnano il mondo,ma non ti insegnano il dolore che invetabilmente ognuno di noi ha provato o proverà.
Per il signor Bomprezzi il primo ricordo di dolore è bianco, un incubo bianco,il bianco della sala operatoria dove il suo corpicino di bambino veniva ingessato,per modificare quel corpo,per renderlo " normale".La mamma era sempre presente a quelle visite,lo teneva in braccio fino a che non arrivava il momento in cui i medici lo prendevano e iniziavano il calvario di mettere quelle ossa di vetro in una posizione "giusta".Il male a volte può essere paura,sapeva che evrebbe sentito male,e soffriva ancora prima che iniziasse la visita,per fortuna il sorriso rassicurante della mamma era sempre presente in quella sala.Finito tutto questo,non vedeva l'ora di tornare nella sua stanza piena di giochi,e così tornava il sorriso,un sorriso un pò triste che sembra giustificare il fatto che a volte accadano cose più grandi noi che non riusciamo a spiegarci,come essere disabili.Un ricordo doloroso che avrebbe voluto condividere è quello dell'annuncio ai suoi genitori della sua disabilità,che ti coglie di sorpresa.
Penso che a volte sorridere difronte a cose che non riusciamo a spiegarci sia l'unica cosa da fare, può capitare che il destino venga modificato da eventi inaspettati,che la nostra vita cambi.
Soffrire fa parte dell'esistenza,ognuno di noi prima o poi prova questa emozione che arriva all'improvviso e fa fatica ad andarsene,laciando segni dentro di noi che ci rendono quello che siamo,nessun genitore vorrebe far provare quetso al proprio figlio,ma ci penserà la vita a farlo,l'importante è guardare sempre avanti e continuare il proprio percorso.Lisa

martedì 8 dicembre 2009

Gli amori


Ciao a tutti questa volta i ricordi del nostro narratore parlano d'amore,sentimento conosciuto da tutti ,il più nobile e desiderato.1)Il primo ricordo d'amore risale alla seconda media circa,è una compagna di classe,che non saprà mai di piacere a Franco, perxhè il suo guardare deve rimanere privato,ancora prima di un sentimento, sente la distanza e non tenta nemmeno di avvicinarsi,è questo il primo sintomo d'amore,il non poter dire,il non poter fare.Seduto sulla sia carrozzina,che lo fa sentire impotente,che non dà scelta,lo lascia andare solo davanti e indietro, mai di lato.Comincia a sognare un amore impossibile,nonostante tutto si sente uomo.
2)Altro ricordo riaffiora,il bisogno di sesso.Il narratore racconta di come ha passato troppe volte solo ad immaginare un contatto fisico, un'emozione senza la mediazione del pensiero,una sera, poco più che vent'enne gira per Padova per trovare una prostituta, per sentire finalmente quell'emozione tanto desiderata.Vede una ragazza bella ed elegante,viene colpito da questa,quando si ferma da lei non sembra impressionata e accetta,portando anche un'amica,l'esperienza si rivela dolcissima,pulita e senza problemi.
3)Una voce può fare innamorare?Si,è il meglio che si riceve da una persona senza il vincolo del corpo,con la voce siamo tutti pari.Il signor Bomprezzi racconta di come si sia innamorato di un'amica che lavorava in un programma radiofonico,la sua voce teneva compagnia,la voce di una ragazza bellissima,pura, troppobella per questo mondo.
Questi racconti ci insegnano che l'amore è un sentimento che appartiene a tutti,che in alcuni casi il fisico è un vincolo,come ad esempio con la voce possiamo trovarci tutti sullo stesso piano e confrontarci senza pregiudizi o altro.Lisa